sabato 20 luglio 2019

Il barbacane di Pietraperzia

    Il probabile Seggiu o barbacane inglobato in strutture in superfetazione

     Esiste una zona a Pietraperzia che ancora oggi la gente chiama in dialetto "U varbacàni". Area degradata della periferia nord-ovest del paese, fino a non molto tempo fa' considerata addirittura discarica di materiali inerti, ci viene indicata dalla gente che vive sul posto. In particolare, ci riferiscono che si tratta di una superficie brulla e piena di sterpi dove campeggia un traliccio che porta elettricità al paese. Il termine "barbacane" appartiene al vocabolario italiano; il Treccani, fra tutti, dà la seguente definizione:
<<In genere, qualsiasi struttura di rinforzo a costruzioni, e in partic. i rinforzi delle fortificazioni militari, sia di muratura, sia di materiali provvisorî come puntelli o terrapieni; nelle opere difensive del passato indicò anche altri elementi protettivi (speroni, muraglie, scarpate, ecc.)>>. Si tratta, dunque, di un avancorpo fortificato collegato a un castello. La toponomastica popolare pietrina suggerisce che in quel luogo doveva trovarsi una struttura di controllo e difesa anteposta al castello. Del resto, dall'attuale zona del "varbacàni" scende un'antica trazzera (vd. freccia bianca fig. 1 c), quella che ai tempi doveva collegare il paese a Caltanissetta.
     Esaurita la ricerca toponomastica, si passa a quella bibliografica. L'unico autore di storia locale a descrivere una simile struttura difensiva è fra' Dionigi, il quale afferma:
<<Sebbene siavi altra Porta, che ora si dice: di S. Francesco, per una di lui antica Chiesa lì esistente, dov'è un sito molto proprio per potersi affermare di esservi un'altra Porta, e almeno una fortezza notabile, o qualche Casa di considerazione, come lo prova il nome con cui ora lo chiamano: Il Seggio, che a mio credere, o fu Casa di Città, o fu luogo di permanente presidio. Resa intanto inespugnabile non solo dal Mezzogiorno colle muraglie, e dal Ponente, e Bacìo dal natural posto, ma eziandio dalli due Castelli antico, che a poco a poco si è diroccato, e moderno, che persevera>> [1]. Più oltre, fra' Dionigi ricorda la <<Chiesa picciola di S. Francesco, dov'è un luogo detto il "Seggio", forse, perché quivi sia stata l'antica Casa, e Palagio de' Nobili Pietrini>> [2]. 
     Lo storico fra' Dionigi, dunque, descrive una struttura difensiva che ai suoi tempi veniva chiamata "Seggiu" nella zona dove sorge la chiesa di San Francesco. Per meglio localizzare il "Seggiu" o barbacane appena descritto occorre fare ricorso alla cartografia. L'analisi del dipinto di palazzo Butera a Palermo, raffigurante la pianta di Pietraperzia in un'epoca per lo più coeva a quella di fra' Dionigi, offre l'opportunità di verificare l'esistenza di un simile edificio e la sua collocazione più o meno precisa. Ebbene, il geografo settecentesco (cosa particolare e non presente negli altri dipinti) dipinge una singolare struttura proprio al di sotto della marcata chiesa di San Francesco (vd. figg. 1 a, b). Si può notare, in pianta, un caseggiato imponente innanzi al quale vi sono delle mura che formano una sorta di rastrelliera. Nulla vi è indicato in legenda, ma l'edificio, collocato in quella zona, che anche oggi chiamano "varbacàni", sembra essere un palazzetto con ruderi di fortificazioni. Probabilmente, il pittore-geografo ha voluto rappresentare una struttura degna di nota e con una peculiare destinazione d'uso che, alla sua epoca, era ormai solo intuibile (vd. fig. 1 c). 
    Se si sovrappongono l'attuale mappa e quella di palazzo Butera, si può perfettamente notare che la struttura in oggetto combacia con un edificio tutt'ora esistente che, per ovvi motivi, attira la nostra attenzione (vd. figg. 1 c, d). Si possono osservare almeno due contrafforti presenti sulla facciata a ovest e parati murari appartenenti a diverse epoche (vd. figg. 2 a,b, c). L'edificio doveva essere imponente e la sua elevazione rispetto agli altri del circondario si coglie, osservando il muro presente al di sopra della prima elevazione. Si possono, altresì, notare dei brandelli di muri lasciati allo stato originario e delle finestre rettangolari di ridottissime dimensioni (vd. figg. 3 a, b). In epoca recente, l'edificio è stato ricostruito in diverse parti, soprattutto sui lati est e nord (vd. figg. 4 a,b,c,).


Fig. 1 a
Stralcio della pianta di Palazzo Butera a Palermo. Cerchio in rosso: chiesa di San Francesco. Cerchio in azzurro: il probabile Seggiu o barbacane


Fig. 1 b
Stralcio da Google maps. Cerchio in rosso: chiesa di San Francesco. Cerchio in azzurro: il probabile Seggiu o barbacane



Fig. 1 c
Stralcio della pianta di Palazzo Butera a Palermo. Il probabile Seggiu o barbacane


Fig. 1 d
Stralcio da Google maps. Il probabile Seggiu o barbacane

Fig. 2 a
Il probabile Seggiu o barbacane, lato ovest


 Fig. 2 b
Il probabile Seggiu o barbacane visto da ovest con particolare dei contrafforti



Fig. 3 a
Il probabile Seggiu o barbacane lato sud



Fig. 3 b
Il probabile Seggiu o barbacane lato sud con particolare di muro della seconda elevazione (freccia rossa) e muro a brandelli (freccia azzurra)


 Fig. 4 a
Il probabile Seggiu o barbacane lato est



 Fig. 4 b
Il probabile Seggiu o barbacane lato nord



 Fig. 4 c
Il probabile Seggiu o barbacane lato nord, particolare

  Poco al di sotto dell'edificio oggetto di studio, si estende l'ormai violato orto di Leone, che nella pianta di palazzo Butera è dipinto di forma ovale (vd. fig. 5): la sua collocazione in pianta corrisponde con la realtà.


Fig. 5
Stralcio della pianta di Palazzo Butera a Palermo. Il probabile Seggiu o barbacane e, in basso, l'orto di Leone

    Che l'edificio, attualmente attenzionato, sia corrispondente all'antico barbacane del castello barresio o al "Seggio" menzionato da fra' Dionigi o entrambi non è dato saper con certezza, per cui si auspicano ulteriori studi.





NOTE

[1]  P. fra' Dionigi, Relazione critico-storica della prodigiosa invenzione d'una immagine di Maria Santissima chiamata comunemente della cava di Pietrapercia, (Ripr. dell'ed. Palermo nella Stamperia della Divina Provvidenza, 1776. - In testa al front.: Pietraperzia dalle origini al 1776) trascritta da Salvatore di Lavore, presentata da Filippo Marotta, Pietraperzia, Tipolitografia Di Prima, 2004, p. 143.
[2]  Ivi, p. 165.




Autore: Filippo Salvaggio



Ringraziamenti

Si ringrazia il signor Antonio Caffo per i preziosi suggerimenti e il prof. Michele Buccheri, presente assieme al dott. Angelo Antonio Faraci durante il sopralluogo effettuato in data 19/07/2019.

Tutte le foto di questo articolo-saggio sono di Angelo Antonio Faraci, che ringraziamo particolarmente anche per l'apporto intellettuale.
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