lunedì 20 maggio 2024

Sulla chiesa rurale di San Teodoro a Pietraperzia

 Fig. 1

Particolare dell'affresco di San Teodoro Trichinas circondato da demoni


    Per poter ritrovare la chiesa rurale di San Teodoro Trichinas  Romita et  Ciliciarius (vd. fig. 1), di cui scrissero gli storici Fra Dionigi Bongiovanni da Pietraperzia e Lino Guarnaccia [1], lo scrivente ha già pubblicato due articoli di blog, dopo aver compiuto varie escursioni e posto in atto degli studi, nei quali sono state avanzate varie ipotesi di collocazione [2]. Nel presente articolo, finalmente, si può asserire con un certa sicurezza che la chiesa rurale di San Teodoro Trichinas si trova dove finora si è pensato che vi fosse la chiesa rurale di Santa Lucia (Coordinate geografiche: 37°24'50.6"N 14°08'46.7"E). L'equivoco fu creato dallo studioso locale Lino Guarnaccia, il quale la visitò in compagnia dei proprietari dell'epoca e pensò che fosse la chiesa di Santa Lucia, in quanto ricadeva nella contrada presunta omonima. Lo storico ebbe, comunque, il grande merito di fare delle foto e di descriverla in un fascicoletto attualmente depositato presso la biblioteca comunale.
    In uno dei precedenti articoli è stato dimostrato, dunque, che la chiesa di Santa Lucia in realtà si trova in un luogo non molto distante dalla presunta chiesa di Santa Lucia [3], nella contrada omonima che ricade dall'altro lato della strada Magazzinazzo - Santa Lucia (Coordinate geografiche: 37°24'35.9"N 14°09'31.1"E).     
    Ai fini della collocazione della chiesa rurale di San Teodoro Trichinas o Romita, occorre appoggiarsi alle parole di Fra Dionigi, il quale affermava che si trovava in contrada Rancitito nella località che si chiamava "San Teodoro" alla sua epoca. La chiesa impropriamente detta di Santa Lucia dal Guarnaccia si trova proprio a monte del Vallone dell'Oro (Di l'oru in dialetto potrebbe essere la forma storpiata di Tidoru) e non distante da quella che oggi i pietrini chiamano contrada Rancitito (che in passato avrebbe potuto avere un'estensione maggiore). Non è, del resto, improbabile che la parte di contrada Rancitito che ricevette il nome di San Teodoro non fu più recepita come appartenente a Rancitito. Bisogna, inoltre, precisare che il guado, attraverso il quale da Barrafranca si attraversava il torrente Tardàra e, dopo aver superato l'altura di Cirumbelle, si intercettava il Vallone dell'Oro, lo si seguiva e si giungeva a Pietraperzia da sotto la collina dove si ergeva San Teodoro, si chiamava: Passu di Santoru o di San Todaru (vd. fig. 2) [4]. Praticamente i nostri antenati da quel guado sapevano che si giungeva a Pietraperzia passando dalla contrada San Teodoro e sotto la chiesa rurale.
    Un altro importante dato, sempre ai fini della corretta collocazione, fu fornito inconsapevolmente dal Guarnaccia. L'affresco dove campeggia quello che egli definì "Cristo pantocratore" a un'osservazione più attenta ci porta invece ad affermare che si tratta piuttosto della figura di un santo (si notino i capelli corti e non lunghi e tipici del Cristo): San Teodoro Trichinas? Per avere ulteriori certezze, si devono osservare le tracce di figure di demoni ai lati del santo: pareidolia? No, lo stesso Guarnaccia le osservò e le definì sommariamente "figure allegoriche". Ebbene quelle allegorie indefinite hanno delle vere e proprie sembianze di demoni e sono da ricollegare all'iconografia del santo. Ricordiamo, in tal senso, che San Teodoro Trichinas era un eremita che scacciava i demoni ed era raffigurato assieme ad essi (vd. figg. 3 e 4). I demoni che circondano il santo si possono scorgere affrescati ai lati del santo (vd. figg. 5, 6 e 7). Nell'ordine inferiore è possibile ammirare delle figure di angeli che puntano il dito verso l'alto, praticamente verso il santo (vd. figg. 7 e 8). Ulteriore prova iconografica è stata fornita sempre dallo stesso Guarnaccia, il quale scrisse che la mano destra era dipinta in un gesto orante e la mano sinistra sosteneva la veste. Chiaramente questi due gesti non sono affatto riconducibili a un Cristo Pantocratore, piuttosto a San Teodoro. Quest'ultimo iconograficamente è raffigurato con la mano destra in atto di benedizione secondo l'uso orientale e la mano sinistra reca la bibbia. Del resto, non avrebbe senso il fatto che la mano sinistra regga la veste. Guarnaccia ha, pertanto, descritto non un Cristo Pantocratore ma San Teodoro Trichinas, il monaco asceta che portava continuamente il cilicio e che scacciava i demoni.
    Ad ogni buon conto, data la posizione della chiesetta rurale, possiamo benissimo osservare che essa fu costruita dai  normanni nel secondo punto di ingresso a Pietraperzia a partire dal fiume Imera. Da quella altura i Normanni grazie al santo potevano davvero pensare di scacciare i demoni provenienti dai saraceni sconfitti. Nel primo punto d'ingresso vi fu costruita la chiesa di San Giorgio. 
    Poiché ciò che rimane della chiesa di San Teodoro è di proprietà privata, non è possibile condurre ulteriori studi. Ci si augura che i resti fotografati da Lino Guarnaccia siano ancora ben conservati.
    

Fig. 2

Stralcio della mappa catastale del 1862-1876. Freccia rossa: passu di Santoru o di San Todaru. Puntini rossi: strada che da Barrafranca conduceva a Pietraperzia. Puntini gialli: Vallone dell'Oro.



 Fig. 3

San Teodoro Trichinas tratto dall'Hagiopedia

 Fig. 4

San Teodoro Trichinas circondato da demoni


Fig. 5
Particolare dell'affresco della chiesa normanna di San Teodoro: figura demoniaca alla sinistra del santo.

Fig. 6
Particolare dell'affresco della chiesa normanna di San Teodoro: figura demoniaca a destra del santo.

Fig. 7
Particolare dell'affresco della chiesa normanna di San Teodoro: figura demoniaca indicata con la freccia rossa. Nell'ordine inferiore: figure angeliche con l'indice puntato in alto verso il santo.

Fig. 8
Particolare dell'affresco della chiesa normanna di San Teodoro. Nell'ordine inferiore: figure angeliche con l'indice puntato in alto verso il santo.


Note

[1] P. fra' Dionigi, Relazione critico-storica della prodigiosa invenzione d'una immagine di Maria Santissima chiamata comunemente della cava di Pietrapercia, (Ripr. dell'ed. Palermo nella Stamperia della Divina Provvidenza, 1776. - In testa al front.: Pietraperzia dalle origini al 1776) trascritta da Salvatore di Lavore, presentata da Filippo Marotta, Pietraperzia, Tipolitografia Di Prima, 2004, pp. 128 e 274.
L. Guarnaccia, Appunti storici sull'ex chiesa rurale di S. Lucia in territorio di Pietraperzia (Enna), volumetto stampato in proprio nel luglio 1978.
[2] https://antichimonumentipietrini.blogspot.com/2024/04/sullantica-e-inedita-chiesa-rurale-di.html. 
https://antichimonumentipietrini.blogspot.com/2021/02/alla-ricerca-della-chiesa-normanna-di.html
[3] Si trova in linea d'aria a un chilometro e venti circa in direzione sud est.
[4] La notizia ci è data dal prof. Francesco Strazzanti (1965).







Autore:
Filippo Salvaggio



Ringraziamenti

Questo studio è stato possibile grazie all'aiuto dell'amico Rocco Fonti; anche le foto sono state fornite da lui: appartengono all'opuscolo pubblicato da Lino Guarnaccia. Si ringrazia altresì il prof. Francesco Strazzanti per l'informazione riguardante il passo di Santoru o San Todaru.

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