lunedì 4 novembre 2019

Sulla chiesa rurale della Madonna dell'Olivo o del Lume

      Fra' Dionigi Bongiovanni da Pietraperzia, autore di storia locale vissuto nel XVIII secolo, scrisse sommariamente queste parole su una chiesa, attualmente dimenticata:
<<Finalmente lontana dal Paese poco men, che altrettanti passi (500, n.d.r.) dall'Oriente, abbiamo in un luogo detto dell'Oliva, la Chiesa di Maria SS. il tit. "dello Lume", che siccome anticamente, così oggi la divozione alla Vergine vedesi fervorosa>> [1]Lo storico, dunque, ci offre la testimonianza sulla presenza di una chiesa rurale e sul culto ad essa collegato, addirittura pieno di fervore. Cosa è rimasto oggi della chiesa della Madonna dell'Olivo o del Lume?
   Il culto della Madonna del Lume, presente anche a Barrafranca, in quanto nella chiesa di Maria SS. della Stella è custodita una tela riferita a tale titolo, ebbe origine a Palermo nel 1722 da una visone di una veggente (vd. fig. 0). Il 6 febbraio 1738, papa Clemente XII autorizzò il Culto a Maria SS. del Lume, stabilì la data della festa nella seconda domenica di settembre e concesse l'indulgenza plenaria a chi presenziava la messa in tale occasione. Il 1738, dunque, è considerabile un termine temporale non ante quem, utile alla datazione della chiesa rurale pietrina.
    Gli storici Lino Guarnaccia e Salvatore Viola hanno affermato che la chiesa sorgeva in contrada Luogo e che fu costruita dal barone Carmelo Costa, come testimonia il suo testamento redatto dal notaio D. Angelo Barbo di Pietraperzia in data 6 aprile 1767, ma non viene fatta menzione dell'archivio in cui si trova tale documento. Stessa cosa dicasi per la richiesta del permesso di celebrare una messa redatta il 21 marzo 1804 da Donna Rosaria, discendente del barone, e inviata al vescovo di Caltanissetta, per celebrarne la fondazione. Infine, i due storici hanno ipotizzato che: <<Ciò che rimane di questa chiesa dovrebbe trovarsi sul fondo di un certo Filippo Costa>> [2].   



Fig. 0
Madonna del Lume, tela conservata presso la sagrestia della chiesa Maria SS. della Stella di Barrafranca (EN). 
Iconografia: la madonna con la destra solleva un'anima del purgatorio verso il paradiso, con l'altra regge Gesù Bambino che mette i cuori delle anime salve in una cesta sorretta da un angelo.


     Se si effettua una ricerca toponomastica, ancora oggi è possibile individuare una contrada detta "Oliva", come del resto, ci attesta un cartello stradale posto all'imbocco di una trazzera (vd. fig. 1), che si trova nei pressi dell'attuale stazione di servizio dei fratelli Tummino ex "Oasi di Caulonia", a distanza di circa 50 metri, dirigendosi verso Caltanissetta. A circa 100 metri dall'imbocco di detta trazzera, ci si ritrova in uno slargo in cui campeggia quella che sembra essere un'antica dimora o "roba", ormai abbandonata e in degrado, oltre che circondata da sterpaglie  (vd. fig. 2 freccia azzurra e fig. 2a). Sul retro della roba verso nord-ovest si trovano i ruderi di un'antico fabbricato rettangolare più modesto rispetto al primo (coordinate 37.426416, 14.170872  vd. fig. 2 freccia rossa): si tratta proprio della chiesetta rurale della Madonna del Lume o dell'Olivo. 


Fig. 1
Cartello stradale all'imbocco della strada vicinale Oliva



Fig. 2
Stralcio da google maps




Fig. 2a
Facciata dell'edificio più grande in contrada Oliva


    In seguito a una ricerca cartografica, consultando la "Mappa topografica degli Stati in Terraferma di S.M. il Re di Sardegna (1852-1867)", è possibile osservare la posizione della chiesa della Madonna dell'Olivo (vd. figg. 3 e 4). Si può anche considerare che la chiesetta rurale contrassegnata in fig. 2 con la freccia rossa è orientata nord-sud con facciata verso mezzogiorno e misura circa 7 metri per 5 di larghezza (coordinate geografiche 37.426420, 14.170884). Dei quattro muri perimetrali se ne sono conservati solo tre: la facciata è crollata, così come il tetto (vd. figg. da 5a  fino a 5l). Le mura hanno lo spessore di 50 centimetri e sono state costruite con pietre e gesso (vd. figg. 6 a, b, c); tutta la chiesetta è rivestita in gesso. All'interno, si può ancora notare la cornice in gesso che circondava la pala d'altare dedicata alla Madonna del Lume, di cui non si ha traccia; probabilmente è stata trasferita in una delle chiese pietrine. La tela misurava, all'incirca, 1,5 metri per 2. La cornice è stata scalfita in alto per inserire il tirante in ferro che, attualmente, è sganciato e pericolante (vd. figg. 7 a, b, c, d, e). Al centro della chiesetta si nota uno sprofondamento della terra che copre tutto il pavimento originario, da indagare: forse vi era una cripta o un'ossario. Tra i detriti all'interno della chiesetta, si trovano i frammenti delle maioliche appartenenti al pavimento originario (vd. fig. 7 f).  Non vi sono evidenti tracce di affreschi, ma solamente tre saggi effettuati in ognuna delle tra pareti rimanenti da qualche predone (vd. figg. 8 a, b). L'altare è stato distrutto e si nota proprio alla base della cornice in gesso la traccia dell'incasso del marmo, ormai divelto (vd. fig. 9).



Fig. 3

Stralcio da carta tecnica storica 1862-1876

Cerchio rosso chiesa Madonna dell'Olivo






Fig. 4
Stralcio da carta tecnica storica 1862-1876, zoom sulla Madonna dell'Olivo






Fig. 5 a

Chiesetta rurale della Madonna del Lume, vista esterna; sullo sfondo la cittadina di Pietraperzia




Fig. 5 b
Chiesetta rurale della Madonna del Lume, vista esterna





Fig. 5 c

Chiesetta rurale della Madonna del Lume, vista esterna






Fig. 5 d
Chiesetta rurale della Madonna del Lume, vista esterna



Fig. 5 e
Chiesetta rurale della Madonna del Lume, vista esterna



Fig. 5 f
Chiesetta rurale della Madonna del Lume, vista esterna




Fig. 5 g
Chiesetta rurale della Madonna del Lume, vista esterna



Fig. 5 h
Chiesetta rurale della Madonna del Lume, vista esterna



Fig. 5 i
Chiesetta rurale della Madonna del Lume, vista esterna



Fig. 5 l
Chiesetta rurale della Madonna del Lume, vista esterna



Fig. 6 a
Chiesetta rurale della Madonna del Lume, particolare del muro perimetrale

 

Fig. 6 b
Chiesetta rurale della Madonna del Lume, particolare del muro perimetrale

Fig. 6 c

Chiesetta rurale della Madonna del Lume, particolare del muro perimetrale


Fig. 7 a

Chiesetta rurale della Madonna del Lume, interno


Fig. 7 b
Chiesetta rurale della Madonna del Lume, interno



Fig. 7 c
Chiesetta rurale della Madonna del Lume, interno


Fig. 7 d

Chiesetta rurale della Madonna del Lume, cornice in gesso dell'altare maggiore lato sx



Fig. 7 e
Chiesetta rurale della Madonna del Lume, cornice in gesso dell'altare maggiore lato dx


Fig. 7 f

Chiesetta rurale della Madonna del Lume, frammenti dell'originario pavimento in maiolica




 Fig. 8 a
Chiesetta rurale della Madonna del Lume, saggio nella parete frontale



 Fig. 8 b
Chiesetta rurale della Madonna del Lume, saggio nella parete del alto destro

  

Fig. 9
Chiesetta rurale della Madonna del Lume, traccia d'incasso del marmo dell'altare maggiore


   Non sarà, comunque, stato un caso la fondazione di una chiesa dedicata proprio a questo titolo mariano e in contrada Oliva: ancora oggi quel territorio è pieno di uliveti di gran pregio e secolari. La contrada, per di più, è adiacente a quella denominata "Lucu", dove vi sono state delle ricognizioni per catalogarne la necropoli appartenente alla cultura micenea con tombe circolari [3]. Un luogo che doveva essere, quindi, sede del "lucus", bosco sacro. Interessante è anche il legame semantico Lume-Olivo: l'olio era usato per le lanterne e simboleggiava la veggenza e la saggezza. Potrebbe, comunque, essere probabile che la chiesetta fu edificata dai signori che possedevano il sottostante casale. 
  Ad ogni buon conto, si auspica la dovuta messa in sicurezza contro futuri crolli e la valorizzazione di questo gioiello che si aggiunge nuovamente al già notevole patrimonio artistico, storico, religioso e monumentale pietrino.
   Il culto della Madonna del Lume in Sicilia è molto diffuso grazie ai Gesuiti [4], anche nell'entroterra come testimonia la presenza di due tele a Mazzarino (vd. figg. 10 e 11), attualmente conservate presso il museo di arte del sacra del Centro culturale “Carlo Maria Carafa” all'interno dell'ex Collegio dei Gesuiti e nella chiesa di Santa Lucia. Il culto ha avuto diffusione mondiale in Spagna, in Messico, in California ecc... [5] A Palermo, centro diffusore, si ha una confraternita e si festeggia, anche con processioni, l'ultima domenica di luglio.


    Fig. 10

Tela della Madonna del Lume, Mazzarino, ex Collegio dei Gesuiti




Fig. 11
Tela della Madonna del Lume, Mazzarino, chiesa di Santa Lucia










NOTE

[1]  P. fra' Dionigi, Relazione critico-storica della prodigiosa invenzione d'una immagine di Maria Santissima chiamata comunemente della cava di Pietrapercia, (Ripr. dell'ed. Palermo nella Stamperia della Divina Provvidenza, 1776. - In testa al front.: Pietraperzia dalle origini al 1776) trascritta da Salvatore di Lavore, presentata da Filippo Marotta, Pietraperzia, Tipolitografia Di Prima, 2004, p. 275.
[2]  Guarnaccia L., Viola S., Guida ai monumenti ed ai luoghi storici di Pietraperzia, Pietraperzia, Tipolitografia Di Prima, 1993, pp. 154-155.
[3]  Tusa S., Nicoletti R., Il territorio di Pietraperzia dalle origini alla conquista normanna, Roma, Aracne editrice, 2014, pp. 339-341.
[4] Si veda il seguente sito per approfondimenti teologici e per consultare delle preghiere rivolte alla Madonna del Lume: https://stellaitblog.blogspot.com/2014/09/maria-ss-del-lume.html 






Autore: Filippo Salvaggio



Ringraziamenti

Si ringrazia il signor Antonio Caffo e il dott. Salvatore Palascino per i preziosi suggerimenti oltre che il sig. Rodolfo Amico, il prof. Michele Buccheri e il dott. Angelo Antonio Faraci.

giovedì 8 agosto 2019

Il cenobio di Santa Lucia a Pietraperzia

     

Fig. 1
Prospetto del probabile cenobio di Santa Lucia con vista su Pietraperzia



      Della chiesa di Santa Lucia l'esperita si sono occupati più in particolare due studiosi locali: Fra' Dionigi Bongiovanni da Pietraperzia e Lino Guarnaccia. Il frate, vissuto nel XVIII secolo, scrive che<<in altra rilevata Collina si vede l'antichissima Chiesa di S. Lucia  Siracusana, della quale abbiamo notizia sin dall'anno 1582>> [1]. Lino Guarnaccia, in seguito a un sopralluogo del luglio 1978, pubblicò un volumetto intitolato "Appunti storici sull'ex chiesa rurale di S. Lucia in territorio di Pietraperzia (Enna)", nel quale si dà ampia descrizione dell'edificio e si mostrano alcuni affreschi [2]. Dell'edificio rurale di culto si parla anche nel saggio di Nicoletti e La Lomia viene dichiarato che la chiesa, durante il periodo normanno, era ricettacolo del rito greco; entrambi gli storici affermano che la chiesa era, ai loro tempi, quasi completamente distrutta [3]. Nicoletti, nel suo successivo saggio del 2014, specifica che la chiesa è stata adibita a privata abitazione e che gli affreschi non sono più leggibili [4], ma tace sullo stato dell'intero edificio che, in verità è ancora perfettamente eretto, come abbiamo appurato durante il nostro sopralluogo (vd. fig. 2). Non essendo riusciti ad entrare, non abbiamo potuto constatare la distruzione o la conservazione degli affreschi.
   Tra tutti, il citato saggio di Guarnaccia è davvero ben fatto ed è monografico; in esso si specifica addirittura che la chiesa <<era tenuta in custodia da eremiti che vivevano delle elemosine dei fedeli>> e che fu chiusa al pubblico nel 1855. Ma dove vivevano i monaci che accudivano un così antico edificio? In un cenobio, ovviamente.
    Saliamo sulla collina per cercare le tracce di un simile edificio di servizio alla chiesa in cui vivevano i monaci probabilmente basiliani. A circa cento metri di distanza dalla chiesa rurale rileviamo un edificio piuttosto vetusto, la cui forma attira la nostra attenzione (vd. fig. 3). In una carta tecnica storica della seconda metà dell'Ottocento, di un decennio circa successiva alla chiusura, entrambe le strutture sono segnate ma identificate erroneamente con la denominazione "Madonna" (vd. fig. 4).



Fig. 2
Chiesa di Santa Lucia vista dal probabile cenobio



Fig. 3
Vista da Google earth
Cerchio rosso chiesa Santa Lucia
Cerchio azzurro probabile cenobio



Fig. 4
Stralcio da carta tecnica storica 1862-1876
Cerchio rosso chiesa Santa Lucia
Cerchio azzurro probabile cenobio


   L'edificio, orientato nord sud, non ha elevazioni e presenta un prospetto cementificato che rivela, comunque una certa storicità e imponenza, data la presenza di due contrafforti e della banconata. A sud, si ha uno slargo davanti davanti alla struttura che è perimetrato da un muretto in gesso. Sul lato est si nota un prolungamento dell'edificio in superfetazione  (vd. figg. 5 a, b, c, d, e). 



Fig. 5 a
Ingresso lato sud del probabile cenobio, particolare 


Fig. 5 b
Ingresso lato sud del probabile cenobio, particolare


Fig. 5 c
Vista lati nord e ovest del probabile cenobio


Fig. 5 d
Vista lati nord e est del probabile cenobio


Fig. 5 e
Vista lato est in superfetazione del probabile cenobio


     All'interno, si può notare un ampio corridoio centrale con il soffitto che ricalca i due spioventi del tetto. In fondo si nota una nicchia a mo' di armadio. Ai lati si hanno quattro ingressi ad altrettante stanze o celle con finestre strette e poste in alto (vd. figg. 6 a, b, c, d). L'osservazione dell'interno della nicchia-armadio ci porta a notare l'architrave in legno piuttosto vetusto e, in basso, il livello della precedente pavimentazione, che si trovava circa quaranta centimetri sotto.  



Fig. 6 a
Corridoio interno centrale del probabile cenobio con nicchia-armadio


Fig. 6 b
Corridoio interno centrale del probabile cenobio con vista verso l'ingresso



Fig. 6 c
Una delle celle del probabile cenobio



Fig. 6 d
Una delle celle del probabile cenobio



Fig. 7 a
Particolare della trave all'interno della nicchia-armadio


Fig. 7 b
Particolare della pavimentazione originaria all'interno della nicchia-armadio



    La struttura, nell'insieme, ci suggerisce la sua appartenenza ad un'epoca se non pari a quella della chiesa rurale successiva, ma non di molto; non avendo il conforto di carte geografiche ulteriori e di documenti, l'ipotesi che essa sia stata il cenobio di servizio alla chiesa rimane da verificare. Urgono, dunque, ulteriori studi che diano al probabile cenobio il suo dovuto rilievo. Innegabile, di certo, è la spettacolarità della sua posizione dominante il paesaggio a volo d'aquila.



NOTE

[1]  P. fra' Dionigi, Relazione critico-storica della prodigiosa invenzione d'una immagine di Maria Santissima chiamata comunemente della cava di Pietrapercia, (Ripr. dell'ed. Palermo nella Stamperia della Divina Provvidenza, 1776. - In testa al front.: Pietraperzia dalle origini al 1776) trascritta da Salvatore di Lavore, presentata da Filippo Marotta, Pietraperzia, Tipolitografia Di Prima, 2004, p. 274.
[2]  Guarnaccia L., Appunti storici sull'ex chiesa rurale di S. Lucia in territorio di Pietraperzia (Enna), Pietraperzia, stampato in proprio, 1978, p. 1.
[3]  Nicoletti R., Lalomia A., Storia del territorio di Pietraperzia dalle origini agli Aragonesi, Caltanissetta, Lussografica, 1982, p. 80.
[4]  Tusa S., Nicoletti R., Il territorio di Pietraperzia dalle origini alla conquista normanna, Roma, Aracne editrice, 2014, p. 393.







Autore: Filippo Salvaggio



Ringraziamenti

Si ringraziano il signor Antonio Caffo e Salvatore Palascino per i preziosi suggerimenti e gli amici Vincenzo Spampinato e Rocco Fonti per avermi affiancato nella ricerca e nel sopralluogo effettuato in data 03/08/2019.