domenica 24 aprile 2022

Sul lungo lastricato delle contrade Arcieri e Galati, probabile tratto dell'Itinerarium Antonini

 

  Fig. 1
Traccia di lastricato ricadente nella prima tranche a est della Masseria Arcieri in direzione SP 10


    Diversi studiosi e archeologi si sono a lungo cimentati nell'impresa di rintracciare l'antico Itinerarium Antonini, una raccolta disorganica di percorsi, redatta tra il III e il IV secolo d.C.. Il tratto di viabilità oggetto della presente ricerca è ricompreso nell'asse viario a Catina Agrigentum (da Catania ad Agrigento) e ricade nei territori di Pietraperzia e Barrafranca in provincia di Enna. Durante i diversi sopralluoghi effettuati negli ultimi mesi [1], condotti dopo aver consultato varie fonti bibliografiche e osservato un'ampia porzione di territorio, è stato rinvenuto un lastricato della lunghezza di circa 3 chilometri e 50 metri e della larghezza di circa 3 metri (vd. fig. 1).
    I due principali input per l'individuazione del lastricato sono stati i saggi di Angelo Li Gotti e Marco Sfacteria. Li Gotti aveva asserito che la strada passava a sud delle cosiddette Case Vicario, dove ricadono i resti di una necropoli di età romana e tardoantica [2]. L'archeologo Sfacteria, sulle orme dello studioso barrese, ha individuato una mulattiera che, da 700 metri prima di raggiungere la masseria di Galati Nuovo (S. Gallo in mappa), conduce  verso borgo Gallitano [3]. La regia trazzera, tracciata in fig. 56 dall'archeologo messinese su carta della US Army Map Service del 1943, a partire dall'incrocio con la SP 10 viene colorata in rosso fino alla Masseria dell'Arciero. In quest'ultimo studio, viene specificato altro: né la presenza di frammenti fittili e neanche quella di un basolato. Tuttavia la sottile linea rossa su mappa americana ha destato curiosità ed è divenuta spunto di ricerca.
    A partire dall'incrocio della SP10 con una trazzera, che un cartello stradale indica come direzione verso la contrada Arcieri, si possono osservare le prime tracce di un lastricato (coordinate geografiche 37°20'43.1"N 14°07'36.0"E), evidentemente attraversato dalla provinciale, in quanto presente sia a destra sia a sinistra di essa (vd. figg. 2-3). A valle e lungo il perimetro dell'ampia ansa del torrente Braemi, data la natura argillosa della terra, se ne perdono le tracce. A monte, in direzione della masseria, emergono vistosi tratti di basolato dall'asfalto sgretolatosi e poi sparito del tutto. Più avanti, si può notare un tratto più integro, ma in parte coperto da terra di smottamento (vd. figg. 4-5). Tracce di lastricato, in alcune parti ricoperte dall'asfalto, si possono leggere fino alla fontana posta all'ingresso della masseria. La recente costruzione dell'edificio avrà probabilmente coperto i resti di una rocca romana (arx), come suggerisce la toponomastica. Del resto, la necessità di difendersi è giustificata dalla posizione geografica, soggetta a possibili attacchi di nemici tramite il sottostante fiume Salso. Questa prima tranche di lastricato segue l'orografia del territorio, è dolcemente sinuosa e ha poca pendenza.
    Una seconda tranche di basolato si può, ancora oggi, perfettamente leggere a partire da una delle case coloniche che circondano la masseria Arcieri (coordinate geografiche: 37°20'40.8"N 14°06'50.3"E) fino al Vallone della Carusa (vd. figg. 6-9). A valle della casa colonica, tra le argille del periodo tortoniano, il tracciato riemerge in vari punti. Prima di giungere al Vallone della Carusa il lastricato, presente in modo più o meno intatto, attraversa il crinale di un cozzo (vd. figg. 10-16). Giunta nei pressi del Vallone, la strada confluisce in un incrocio. La prima via, a destra, sale verso i siti archeologici delle varie "Petra" e cioè Petra Ficili, Petra dell'Omo e Petra Perciata (Pietraperzia). La seconda conduce verso il guado presente a valle del cozzo della Zubia e della Puntara San Giuseppe. Il terzo tracciato, strettamente a sinistra, scende verso il guado posto tra il cozzo dell'Arciero e il cozzo della Guardia toponimo, quest'ultimo, che suggerisce la presenza di un altro presidio difensivo sulla riva ovest del fiume (vd. fig. 17). In pratica, a partire dall'incrocio del Vallone della Carusa, si poteva scegliere di guadare il Salso da due punti non tanto distanti tra loro. Entrambe le strade, che dal fiume salgono verso est, si ricongiungono poco più giù di contrada Galesse Vecchio e si versano nella trazzera 637 Barrafranca-Delia, che l'archeologa Paladino ha indicato come tratto dell'Itinerarium [4]. La direzione è Delia, cittadina indicata dalla studiosa come la statio di Petiliana
    Il bianco lastricato di contrada Arcieri si dipana lungo l'asse tracciabile in linea aerea da Sophiana a Delia-Petiliana (vd. figg. 18-19). Le pietre con cui fu costruita la strada, rispetto all'argilla del periodo tortoniano, sono di un materiale esotico di origine calcarea e sono intagliate e disposte ordinatamente: si tratta di calcarenite bianca della serie gessoso-solfifera del periodo del Pliocene superiore. In questa contrada, posta all'estremo sud del territorio pietrino, durante una ricognizione effettuata da Sebastiano Tusa e da Rosario Nicoletti, furono rinvenuti dei frammenti di epoca romana imperiale, come si può evincere da una mappa che indica i siti segnalati nella loro opera [5]. La valle del Salso che ospita questa emergenza viaria, a quanto pare, è costellata di presidi romani. Oltre a quelli ipotizzati del cozzo della Guardia e del cozzo Arcieri, subito a nord di quest'ultimo si erge il cozzo Recinto-Zubia, indagato da Tusa e Nicoletti, che ne hanno osservato materiali e resti appartenenti all'antica età del Bronzo [6]. Leggermente più a valle, la contrada Zubia da noi osservata mostra spargimenti di frammenti fittili romani. Sono, altresì, presenti un pozzo e delle aree rettangolari (vd. fig. 20) di una certa ampiezza perimetrate da mura possenti (coordinate geografiche: 37°21'42.7"N 14°05'54.5"E - 37°21'41.4"N 14°06'08.1"E). Si tratta probabilmente di un castrum romano finora inedito.
    In direzione Sophiana, l'Itinerarium probabilmente costeggiava l'ansa del Braemi per poi passare a valle della Serra Lunga (in dialetto chiamata Manca e Gregni) e dirigersi verso la miniera di zolfo di Galati, costeggiarne la collina e sboccare nella piana del Braemi. Il probabile tracciato si legge osservando le mappe satellitari. Nel seguire l'ipotesi che la miniera di zolfo fosse sfruttata dai romani e che, di conseguenza, l'Itinerarium fosse utile per il trasporto del prezioso minerale, è stato condotto un sopralluogo. La violenza delle acque piovane ha scavato dei rivoli fangosi nella trazzera pocanzi descritta. In uno di questi (coordinate geografiche: 37°19'59.3"N 14°09'39.1"E), sono riemersi i resti di un lastricato simile a quello di contrada Arcieri (vd. fig. 21); se ne può osservare la sezione, nella quale si nota la profondità del cumulo di pietre calcaree, compattate tra loro con della malta mista a frammenti rossicci di coccio pesto. Dopo aver seguito la traccia a monte, in direzione Serra Lunga, è stata trovata una pietra miliare (vd. fig. 22). Quest'ultima, posta a sormontare un incrocio, potrebbe anche essere una merca ossia una pietra di confine tra possedimenti terrieri. Nell'area (coordinate geografiche: 37°20'04.0"N 14°09'31.8"E), ad ogni buon conto, sono sparsi pochi frammenti di ceramica romana sigillata e di tegole, forse medievali. Più a valle, seguendo la trazzera verso Serra Lunga, si trovano pochissime e probabili tracce di lastricato, ma con pietre di arenaria (vd. fig. 23). La zona della miniera era abitata e, di fatto, c'era anche una necropoli, considerato lo spargimento di frammenti di sarcofagi in terracotta in un'area posta circa duecento metri a sud della pietra miliare (coordinate geografiche: 37°19'53.7"N 14°09'22.5"E).
    Ovviamente risulta difficile affermare con certezza che il lungo basolato ritrovato sia proprio quello relativo all'antico Itinerarium. Occorrono, dunque, nuovi e più qualificati studi in merito. Sappiamo, se  può servire a qualcosa, che nei tempi passati (da almeno due generazioni) il lastricato era più integro ed era percorso dai pastori del luogo per raggiungere Delia e poter commerciare i prodotti dell'attività armentizia, come ci ha testimoniato un pastore ivi residente dalla nascita.

 

  Fig. 2
Traccia di lastricato ricadente nella prima tranche a est della Masseria Arcieri subito sotto la SP 10, a sinistra, in direzione dell'ansa del torrente Braemi


  Fig. 3
Traccia di lastricato ricadente nella prima tranche a est della Masseria Arcieri, in prossimità della SP 10 


Fig. 4
Traccia di lastricato in curva, ricadente nella prima tranche tra la SP 10 e la Masseria Arcieri  



Fig. 5
Traccia di lastricato ricadente nella prima tranche tra la SP 10 e la Masseria Arcieri  


Fig. 6
Traccia di lastricato, ricadente nella seconda tranche e presente accanto a una casa colonica satellitare della Masseria Arcieri  



Fig. 7
Particolare della traccia di lastricato, ricadente nella seconda tranche e presente accanto a una casa colonica satellitare della Masseria Arcieri


Fig. 8
Traccia di lastricato della seconda tranche presente a valle della Masseria Arcieri


Fig. 9
Traccia di lastricato della seconda tranche  presente più a valle della Masseria Arcieri


Fig. 10
Lastricato della seconda tranche, che corre lungo il crinale del cozzo più basso di contrada Arcieri




Fig. 11
Lastricato della seconda tranche, che corre lungo il crinale del cozzo più basso di contrada Arcieri


Fig. 12
Lastricato della seconda tranche, a valle del crinale del cozzo più basso di contrada Arcieri



Fig. 13
Lastricato della seconda tranche, a valle del crinale del cozzo più basso di contrada Arcieri


Fig. 14
Lastricato della seconda tranche, a monte del Vallone della Carusa


Fig. 15
Lastricato della seconda tranche, a monte del Vallone della Carusa (vista dal basso)


Fig. 16
Lastricato della seconda tranche, che scende al Vallone della Carusa



Fig. 17
Traccia in rosso del basolato su base di una carta tecnica storica del 1862-1876. Freccia verde: l'incrocio nel Vallone Carusa; freccia rossa e freccia azzurra: guadi del fiume Salso


      Fig. 18
Traccia in rosso del basolato su base google maps satellitare



Fig. 19
Traccia in rosso del basolato su base google maps satellitare, ricadente sulla linea di ricongiungimento tra Sophiana e Delia-Petiliana


Fig. 20
Probabile presidio romano di contrada Zubia


Fig. 21
Resti di un lastricato probabilmente romano nei pressi della miniera di Galati


Fig. 22
Resti di una pietra miliare o di una merca nei pressi della miniera di Galati


Fig. 23
Probabili resti di un lastricato in contrada Galati




Note

[1] I sopralluoghi sono stati effettuati nelle seguenti date: 28 giugno 2021; 02 luglio 2021; 30-31 dicembre 2021; 2 gennaio 2022; 14 aprile 2022; 23 aprile (contrada Galati).
[2] A. Li Gotti, Identificazione definitiva di Calloniana, in "ArchStorSicOr" passim.
[3] M. Sfacteria, Un approccio integrato al problema della ricostruzione della viabilità romana in Sicilia - La via Catania-Agrigento, Oxford, BAR International Series 2883, 2018 pp. 55 e 57.
[4] L. Paladino, Presenze romane nella valle del Salso: un nuovo sito archeologico attraverso le ricognizioni in superficie, in La Sicilia romana tra Repubblica e Alto Impero, Atti del Convegno di Studi, Caltanissetta 20-21 maggio 2006, Caltanissetta, pp. 42-50.
[5] S. Tusa, R. Nicoletti, Il Territorio di Pietraperzia - Dalle Origini alla Conquista Normanna, Roma, Aracne, 2014 pp. 20-23.
[6] Ivi pp. 169-174.



Autore:
Filippo Salvaggio



Ringraziamenti

Questo studio è stato possibile grazie alla presenza e all'incoraggiamento di mio fratello Paolo Salvaggio e di amici carissimi come il geologo Calogero Costa, il geometra Daniele Cigna ed Anthony Miguel La Pusata e suo figlio Christian: li ringrazio tantissimo. 
Mio figlio Arturo, in ultimo, è stata una presenza fissa con la sua curiosità e con le emozioni provate da chi, come lui, intuisce e prova per la prima volta la vertigine della profondità del tempo.