lunedì 8 febbraio 2021

Alla ricerca della chiesa normanna di San Teodoro in agro pietrino

     Dopo aver scritto sulla chiesa rurale di San Giorgio, padre Dionigi Bongiovanni da Pietraperzia, da buon erudito e storico locale del XVIII secolo, passa in rassegna una seconda chiesa sempre in contrada Rancitito e costruita dai Normanni: la chiesa di San Teodoro. Riportiamo le sue parole: <<qualmente nel divisato luogo d'Arangitito fuvvi la Chiesa, fabbricata da' Normanni a S. Teodoro in contrassegno dei ricevuti benefizi dal Santo (forse quivi) [...] adesso la chiesa è diroccata, e mostra con silenzio loquace la propria antichità, rimanendone al sito (sin oggi) il nome di Santu Tòdaru>> [1].

      Intuiamo, anzitutto, che la contrada Rancitito all'epoca del frate non era ancora frammentata in sottocontrade come risulta oggi e dalle mappe successive; era probabilmente divisa in due da quelle che ancora oggi si chiamano Serre di Mezzo. A nord ovest di esse, campeggia il monte Cane con le sue pendici che si allungano fino all'Himera, nominandosi Crapara, Fastuchera, Tornambè, Coda di Volpe. A sud est, vi è la contrada cosiddetta del Vallone dell'Oro, confinante con il sito archeologico di Pietra dell'Uomo. Dopo aver indiziato la presenza della chiesa di San Giorgio nella zona Crapara-Zotti di Giurgi, attenzioniamo la parte sud est dell'antica contrada di Rancitito divisa, come detto, dalle Serre di Mezzo, che comprende anche quella porzione di terra che tutt'ora si chiama propriamente Rancitito e che corrisponde con le terre a sud del cimitero pietrino oltre la vallata. Qui, alle spalle dell'attuale oleificio Palascino, si trova un antico caseggiato ex proprietà del Barone Ottavio De Lollis (ex marito dell'attrice Sandra Milo) e attuale proprietà Viola che, a quanto pare, ingloba una chiesa rurale (coordinate geografiche: 37.410807, 14.118631). Al momento, non siamo riusciti a fare un sopralluogo per poter appurare quanto indiziato, ma sarebbe auspicabile poter calcare la terra pianeggiante e fertilissima, in cui ricade un antico giardino arabo (vd. fig. 1). Nel complesso del caseggiato non si scorge, per adesso, una costruzione con orientamento est-ovest, ma si può apprezzare all'imbocco della stradina sterrata con la strada statale un altarino, forse settecentesco, che a ragion veduta doveva segnalare la presenza di un luogo di culto, per cui i passanti dovevano mantenere il dovuto contegno rispettoso (vd. fig. 2). Fra Dionigi, ad ogni buon conto, scrive della presenza in agro pietrino di un'altra chiesa non ancora individuata: la chiesa di Sant'Andrea del Pioppo che, ai suoi tempi, apparteneva al Barone Costa, il quale l'aveva da poco restaurata [2]. Nell'altarino sopra citato si può notare la traccia di uno scudo araldico: che sia stato lo scudo del barone Costa?

     Perlustrata questa porzione della contrada Rancitito, ci concentriamo sul territorio ricadente a sud est. Una mappa del XIX secolo segna la dicitura "Vallone d'oro". Ai tempi di padre Dionigi Bongiovanni, come lui testimonia, il sito dove sorgeva la chiesa era chiamato: San Teodoro. Che fine ha fatto il toponimo? Sarà totalmente sparito? Se si pronuncia, però, il nome del vallone in dialetto, si potrebbe ipotizzare di no: il toponimo non è sparito del tutto. "Di l'oru", detto in dialetto potrebbe essere la storpiatura di "Tidòru": la "T", consonante occlusiva dentale sorda si sarebbe sonorizzata in "D" e la "D" in posizione mediana e intervocalica si sarebbe dissimulata in "L" consonante liquida che avrebbe agevolato la pronuncia. Nell'arco di un chilometro a monte del Vallone d'oro, concentriamo dunque le ricerche. Partiamo da dove c'è una forte presenza di acqua: la fonte del piano. Vicino ad essa è segnata in mappa la Casa De Biasi. Il caseggiato non è orientato est-ovest e scartiamo (ovviamente non del tutto) l'ipotesi che la chiesa di San Teodoro sia stata inglobata in esso, anche se ci viene suggerito che vi è la presenza di una chiesetta, forse una cappella privata.

     Allarghiamo le ricerche e attraversiamo il ricchissimo sito di Pietra dell'Uomo, una cittadina un tempo fiorente, specialmente in età romana. Poco al di sotto, a sormontare il Vallone d'oro vi è il Cozzo della fontana del Piano. In esso, campeggia una misteriosa torre esagonale, oggetto di ritrovamento, nel 2018 da parte del sig. Daniele Cigna e del prof. Enrico Tummino (coordinate geografiche: 37.385200, 14.121308) [3]. La figura geometrica dell'esagono ci richiama subito alla mente la forma della fontana di San Giorgio. Dovremmo essere a un passo dalla probabile chiesa di San Teodoro... A circa cento metri più a valle, ci viene detto che vi era una chiesetta, ormai ridotta a poche macerie (coordinate geografiche: 37.383954, 14.119819; vd. fig. 3). Anni fa, vi erano ancora l'altare, degli stucchi e degli affreschi: che sia l'antica chiesa di San Teodoro, santo celerato dalla Chiesa il 7 febbraio? Si può, comunque, notare che nei pressi vi è un antico pozzo a cuba, ancora funzionante e ben conservato. In mappa, ad ogni buon conto, vi è segnato un edificio orientato est-ovest (vd. fig. 4).

    Se era quello il punto in cui i Normanni scelsero di erigere il luogo di culto si può, per di più, evincere che anche in quei luoghi vi fu uno scontro tra gli eserciti arabo e normanno. Quest'ultimo, giungendo dalla valle dell'Himera, per prendere d'assedio Pietraperzia si era probabilmente e strategicamente diviso in due. Due erano, d'altronde, i principali punti di guado del fiume Himera a sud ovest di Pietraperzia: il passaggio della regione Zubia e il passaggio della regione Crapara-Monte Grande. A partire dai due punti di guado, una parte di esercito puntava a giungere al paese scendendo dalla collina del telegrafo, l'altra parte dalla zona del Seggiu o Barbacane.

    Questo breve articolo-saggio non ha la pretesa di aver trovato verità assolute, ma di fungere da punto di partenza per un dibattito culturale, che movimenti una nuova ondata di valorizzazione del territorio, a partire da chi, oggi, si trova ad essere il fortunato possessore di un patrimonio inestimabile. Seguiranno ulteriori sopralluoghi, escursioni e sondaggi, spero non solo da parte dello scrivente.




Fig. 1
Case De Lollis-Viola, stralcio da Google earth



Fig. 2
Edicola votiva con scudo araldico che contrassegnerebbe la presenza, nelle vicinanze, di una chiesa rurale: San Teodoro o Sant'Andrea del pioppo? 



Fig. 3
Stralcio da Google maps. Torre esagonale (freccia azzurra) e cumulo di macerie della probabile chiesa di San Teodoro (freccia rossa). Con la freccia nera è indicato l'antico pozzo a cuba.



Fig. 4
Stralcio di mappa del XIX sec.





NOTE

[1]  P. fra' Dionigi, Relazione critico-storica della prodigiosa invenzione d'una immagine di Maria Santissima chiamata comunemente della cava di Pietrapercia, (Ripr. dell'ed. Palermo nella Stamperia della Divina Provvidenza, 1776. - In testa al front.: Pietraperzia dalle origini al 1776) trascritta da Salvatore di Lavore, presentata da Filippo Marotta, Pietraperzia, Tipolitografia Di Prima, 2004, p. 133.
[2]  Ivi, p. 308.
[3]  Pinnisi R., La torre astronomica e le strutture esagonali, in "La Sicilia" del 17 ottobre 2018, cronaca di Enna. Lo storico Liborio Centonze evidenzia l'antichità e l'allineamento geodetico della struttura esagonale con la torre di Federico II presente a Enna.





Autore: Filippo Salvaggio



Ringraziamenti

Si ringrazia in primis l'amico Daniele Cigna per la sua testimonianza e per l'alacrità con cui mi ha prestato aiuto. Un ricordo speciale va al sig. Rocco Fonti, irrefrenabile esploratore armato di panda, che sembra essere cingolata. Ho trovato un valido supporto anche da parte dell'amico agronomo Agatino Guarneri, che ringrazio. Mi preme anche ricordare l'apporto sempre presente del prof. Enrico Tummino, smisurato difensore del patrimonio della sua amatissima terra. Preziosi sono stati i suggerimenti del sig. Antonio Caffo: la biblioteca comunale difficilmente può avere migliore lavoratore. Un ricordo affettuoso mi lascia l'ospitalità del maestro Enzo Spampinato nel suo podere d'estate, all'imbrunire, a contemplare nelle antiche mappe le vestigia pietrine, che non vogliono cedere nemmeno un milligrammo di gloria: grazie, amico Enzo. Grazie pure al dott. Salvatore Palascino, cultore di storia, difensore del passato, nonché valido aiuto.
Un ringraziamento a parte va a Elvira Mazzola, psicologa dell'Asp di Piazza Armerina-Enna, voce come filo di Arianna in un labirinto tetro.